Il Pastore Salvatore D’Angella, in occasione della Pentecoste, presenta su Cantieri Cristiani il percorso storico del risveglio pentecostale che ha contraddistinto il 900. E’ il primo di una serie di contributi storici che saranno pubblicati e che riguardano dell’evoluzione dei movimenti nati dall’esperienza del battesimo nello Spirito.
“Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta”. (Giacomo 3,5)
La storia ci insegna che i più grandi risvegli non sono mai esplosi improvvisamente: nessun’opera di Dio si è mai manifestata in questo modo. È necessario sempre un tempo di preparazione.
Il Battesimo nello Spirito Santo, con l’evidenza del parlare in altre lingue, fu sperimentato per la prima volta dai 120 riuniti in preghiera nel cenacolo, il giorno della Pentecoste, come si legge in Atti 2,4: “Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Da quel momento in poi è sempre stato presente ed ha guidato la Sua Chiesa. All’inizio del secolo scorso, però, Dio ha mandato una nuova e potente effusione di Spirito Santo che si è propagata in tutto il mondo, facendo così nascere il cosiddetto” Movimento Pentecostale”.

“Azusa Street” (una via di Los Angeles in cui si trovava una piccola chiesa) è nota in tutto il mondo come il luogo in cui ciò accadde nell’aprile del 1906. Tra i pionieri, vi fu un predicatore afroamericano: William J. Seymour, riconosciuto come il leader nominale in carica. Il fratello Seymour era un uomo molto semplice, spirituale ed umile.
Il nove aprile 1906, sette persone ricevettero il Battesimo nello Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue e per tre giorni e tre notti continuarono a pregare e a lodare Dio.
Circa una settimana dopo, le riunioni furono trasferite al numero 312 di Azusa Street, un vecchio edificio preso in affitto. Le riunioni si tenevano dalle dieci del mattino e spesso duravano fino alle tre del mattino successivo. Quel risveglio proseguì con quella stessa intensità per tre anni e mezzo, ininterrottamente.
Frank Bartleman, un testimone oculare del risveglio, nel suo libro “Azusa Street” così descrive le riunioni: “C’era un generale spirito di umiltà nelle riunioni”.
In quel contesto non c’era orgoglio ma l’ambiente era saturo di preghiera dove gli incontri si svolgevano quasi continuamente. Il luogo non era mai chiuso né vuoto. La gente era affamata e veniva per incontrare Dio. Le riunioni non erano condotte, né dipendevano da un leader umano, ma direttamente dallo Spirito Santo. Dio piegò l’orgoglio ed il desiderio di autoaffermazione e nessun soggetto o sermone veniva annunciato in anticipo. In quel vecchio edificio, con le sue travi basse e i pavimenti rudi, Dio abbassò l’alterigia degli uomini e le donne che si ritenevano forti, radunandoli perché la sua gloria fosse innalzata.
La presenza di Dio diventava sempre più tangibile. Tutto era spontaneo, ordinato dallo Spirito, imprevedibile. C’era uno spirito di uguaglianza, nessuna distinzione tra il ricco ed il povero, l’istruito e l’illetterato. L’immagine era chiara: le travi erano basse, gli alti di statura dovevano abbassarsi.
Ancora Frank Bartleman, nel suo libro “Azusa Street” narra: “Improvvisamente lo Spirito scendeva sulla congregazione. […] Tutto il luogo era immerso nella preghiera.” C’era lì la gloria di Dio, la Shekinah; infatti alcuni affermavano di aver visto di notte la gloria sull’edificio (cfr Ez 43,5; 2 Cr 5,13-14).
La presenza del Signore era così reale! Naturalmente non tutti coloro che si recavano a queste riunioni lo facevano con umiltà. Alcuni ci andavano per curiosità o con spirito di superiorità e di scetticismo, soprattutto tra i pastori. Ma non potevano resistere alla potenza di Dio, come lo stesso Bartleman afferma: “A volte venivano tra di noi degli uomini presuntuosi, specialmente predicatori che cercavano di mettersi in mostra con le proprie opinioni, ma ci pensava Dio a metterli a posto”.
Vivere la Pentecoste al tempo del coronavirus
Sappiamo che da quando è stato sparso lo Spirito Santo sulla terra viviamo una perenne Pentecoste. È un tempo profetico per la Chiesa di Gesù Cristo.
Sempre nel libro degli Atti, l’apostolo Pietro cita la profezia di Gioele:
Avverrà: negli ultimi giorni – dice Dio – su tutti effonderò il mio Spirito; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno”. (Atti 2,17-18).
Senza dubbio, dopo la discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, sono iniziati gli ultimi giorni, ma è doveroso citare ulteriormente i passi che seguono per completare la profezia:
Farò prodigi lassù nel cielo e segni quaggiù sulla terra, sangue, fuoco e nuvole di fumo.
Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e glorioso. E avverrà: chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”. (Atti 2,19-21).
Vorrei soffermarmi sulla parola “segni”. Credo di non esagerare dicendo che il Covid 19 è un segno apocalittico, un segno che ci introduce in una fase molto significativa dei tempi ultimi, prima della venuta del Signore. Sono tempi di grazia e di salvezza.
Questa Pentecoste 2020 ci introduce in una stagione fortemente profetica per la salvezza delle anime. La quarantena e la Pasqua scorsa hanno segnato un tempo di preparazione e di liberazione per una nuova (e probabilmente) ultima effusione di Spirito Santo che chiuderà questo ciclo profetico per accogliere la venuta del nostro Yeshua Ha Mashiach.
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Guarda il video sulla nostra esperienza di Pentecoste
Salvatore D’Angella nasce a Napoli nel 1976. Dopo la sua conversione a Gesù Cristo avvenuta nel 2001 al confine con la Svizzera, ha provato la sua chiamata con una formazione biblica di oltre 7 anni alla Shepherd International University, diplomandosi nel 2015 e ordinato al ministero pastorale nel novembre 2017 presso il Centro Evangelico Patmos a Caslano, nel luganese (CH).