Don Mauro Orsatti (ex decano della facoltà di teologia dell’università di Lugano) presenta in Cantieri Cristiani la figura dello Spirito, in occasione della festa di Pentecoste.
C’è ma non si vede, eppure non è un trucco, agisce ma non si percepisce, eppure non è un fantasma, si prega sempre, eppure non è tra i preferiti della nostra spiritualità. Facile indovinare che stiamo alludendo allo Spirito Santo, sempre invocato ad ogni segno di croce, puntualmente presente nella preghiera del Gloria, artefice della nostra vita “spirituale”. Sembra tuttavia in perenne quarantena, con libertà di uscita in qualche rara occasione come la festa di oggi. La dottrina cattolica lo ha sempre menzionato, ci mancherebbe!, la catechesi lo rivitalizza al momento della confermazione dei nostri ragazzi o in qualche altra occasione speciale e poi ritorna nel cono d’ombra.
fonte Wikipedia
Eppure non dovrebbe essere di secondaria importanza, se Gesù lo aveva promesso come dono che avrebbe chiesto al Padre e una volta Risorto lo inserisce tra le prime parole che comunica ai suoi discepoli: «Ricevete lo Spirito Santo» mettendolo in connessione con il perdono dei peccati. Con lui sprizza una vita nuova, segno inequivocabile della sua presenza. Poco prima di ascendere al cielo, Gesù raccomanda di non iniziare la missione senza prima aver ricevuto lo Spirito Santo, perché importante, anzi, essenziale. Recuperando la stretta connessione dello Spirito con Gesù e con il Padre ci viene buono il ricordo del catechismo che Lui è la Terza Persona della Santissima Trinità. Dall’intimità della vita trinitaria, lo Spirito assicura alla comunità ecclesiale la forza necessaria per essere la chiesa pasquale, in missione verso tutti gli uomini per portare la pace, donata dal Risorto e attualizzata dallo Spirito.
Dovremmo poi ripercorrere tante parole di Gesù che parlano di Lui, rileggere tutto il libro degli Atti degli Apostoli, chiamato anche “il Vangelo dello Spirito” per vederlo all’opera con gli apostoli e con i primi missionari. Ne suggeriamo la lettura come impegno personale. Lo Spirito dà forza interiore e sollecita a operare scelte coraggiose, costruisce la comunità ecclesiale nella diversità dei doni, che valorizza e amalgama nell’amore. Scrive Ignazio di Latakia, patriarca ortodosso di Antiochia scomparso pochi anni fa: «Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione e l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma nello Spirito Santo il cosmo è risuscitato e geme nel parto del Regno, il Cristo è presente, il Vangelo potenza di vita, la Chiesa segno di comunione trinitaria, l’autorità servizio liberatore, la missione una Pentecoste, la liturgia memoriale e anticipazione, l’agire umano è divinizzato».
Dobbiamo riconoscere e apprezzare di più la sua opera, e soprattutto dobbiamo pregarlo di più. Lo possiamo fare, tra l’altro, con la bella sequenza attribuita a Stefano Langton, vescovo inglese del XII secolo: «Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce…». Sarà davvero il grande festeggiato, oggi e sempre.
* * *
Per ulteriori approfondimenti sulla Pentecoste e la figura dello Spirito Santo:
Nato a Brescia nel 1949 è sacerdote dal 1973. Ha conseguito il dottorato di scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma nel 1981. È docente di sacra scrittura nello studio teologico Paolo VI del seminario di Brescia dal 1976, ordinario di esegesi di nuovo testamento nella Facoltà Teologica di Lugano dove ha anche rivestito dal 2016 al 2019 la carica di decano. Ha al suo attivo una trentina di libri di argomento biblico (alcuni tradotti in più lingue) e numerosi articoli su riviste e dizionari italiani ed esteri.