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In Spirito Santo e potenza. In questo articolo (disponibile anche in podcast scaricabile qui sopra e in video su YouTube), Carla Faggioli condivide, in occasione della festa di Pentecoste, le sue riflessioni sulla figura e il ruolo dello Spirito Santo nella crescita psicologica di ogni persona.
Dal caos all’ordine: “… e lo Spirito Santo aleggiava sulle acque” (Gen. 1, 2)
Nel libro della Genesi leggiamo per la prima volta dello Spirito Santo: “la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,2). L’immagine evoca una presenza silenziosa, delicata, che precede e accompagna la nascita della creazione senza limitarsi ad una zona o ad un momento preciso del suo sviluppo. È come se l’autore volesse trasmettere un senso di fiducia nel riconoscere che la potenza divina non si trova esclusivamente in ciò che è già bello, completo, perfetto.
Se ci identifichiamo con la terra informe e deserta del brano, sentiamo la compagnia del Creatore, a prescindere dai nostri meriti personali, e come una risposta di aiuto che anticipa il bisogno di fare ordine e chiarezza. Solo con questa rassicurazione possiamo iniziare a partecipare alla creazione, riconoscerci come un prodigio e raggiungere così una sana autostima.
Affinché questo progetto si compia, si deve affrontare la paura di scoprirsi “sbagliati” e la conseguente vergogna insieme al senso di colpa di essere giudicati: sono queste le tenebre che impediscono di conoscere gli abissi dei propri istinti, emozioni e fantasie; sono queste che bloccano il processo di uscita dal caos, dal disordine delle relazioni e dall’immagine indefinita di sé. La scelta di intraprendere, sotto le ali dello Spirito, una progressiva comprensione dei propri abissi psicologici, sprigiona l’energia della creazione. Così come il primo giorno “fu la luce”, così la prima cosa che si crea in chi inizia un percorso di autoconsapevolezza è la luce della speranza, che rivela potenzialità e risorse della propria identità e si distanzia dalla notte dello scoraggiamento.
Vivere oltre i limiti: “lo spirito soffia dove vuole…”
Quando nasce un’opera d’arte c’è Creatività
Quando si condanna l’errore e si salva il peccatore si esercita la Compassione
Quando si conciliano parti diverse è opera di Mediazione
Quando si coglie una verità prima che la ragione ne capisca i passaggi è Intuizione
Quando verità antiche acquistano un nuovo significato avviene un Rinnovamento
Quando la diversità non divide ma unisce è opera dell’Armonia
Quando si accende la “lampadina” è Comprensione
Quando si sceglie responsabilmente c’è Libertà
Quando si è assetati di conoscenza si trova un Insegnante
Quando si accoglie la sofferenza c’è Consolazione
Quando si ricorda con coraggiosa onestà c’è Memoria
Quando si distingue ciò che è bene da ciò che è male c’è Discernimento
Quando si avverte una necessità, soprattutto se non si sa cos’è, serve un Soccorritore.
….tutto questo, e molto di più, è lo Spirito Santo!
La prima cosa che appare evidente in queste affermazioni è che tutte queste caratteristiche sono umane e, quindi, a portata di mano di ogni persona, non monopolio di qualcuno. Tuttavia, richiedono l’esercizio del libero arbitrio, cioè la scelta volontaria di come vivere e come voler essere e, in più, la consapevolezza di non essere autosufficienti e illimitati ma bisognosi di aiuto e di collaborazione.

Volendo, poi, usare un “linguaggio” cristiano, affermiamo che lo Spirito Santo soffia e va dove vuole, non è legato nemmeno a confini spazio-temporali di una chiesa particolare. Crediamo, però, che le Sue caratteristiche non siano una conquista personale, ma un dono da desiderare. Non si ricevono semplicemente per una benevola collaborazione tra esseri umani, ma per amare allo stesso modo in cui si è amati dal Padre. In quest’ottica, le grazie dello Spirito Santo sono molto di più che doni potenti per i bisogni esistenziali dell’uomo; sono delle caratteristiche indispensabili per la costruzione del Regno.
Al riguardo, poi, le Scritture sono molto chiare nel sottolineare di stare attenti a non rattristare lo Spirito né a peccare contro di esso. Talvolta la paura di montarsi la testa e perdere l’umiltà, il timore di essere giudicati, invidiati, come pure lo spavento per le persecuzioni non ci fanno desiderare i potenti doni dello Spirito. Si spegne, così, la presenza di Dio in noi e lo Spirito si rattrista. Inoltre, usare i carismi per manipolare e assoggettare le persone è un peccato contro lo Spirito e rende simili a Satana. Diventare figli di Dio, al contrario, consiste nel costruire il Regno, in cui nessuno deve trovarsi solo nelle difficoltà e nel bisogno.
Aggiungiamo adesso un altro aspetto. Dopo aver visto come lo Spirito Santo si dona indistintamente a tutti gli uomini di ogni tempo, razza e nazione in una relazione libera da schemi prettamente umani, adesso vediamo come ci aiuta a non cadere nella trappola del costruirci un Dio a nostra immagine.
Quando Agostino d’Ippona diceva: “ama e fai quel che vuoi” esprimeva la certezza che quando si vive nella libertà dello Spirito non servono regole prestabilite da seguire. Tuttavia, avere un rapporto “a tu per tu” con Dio non va confuso con un atteggiamento autoreferenziale. Regolare la propria fede su ciò che si sente o non si sente, su ciò che non si capisce o si conosce, porta ad idolatrare il proprio io e a perdere la visione comunitaria a cui siamo chiamati non solo in quanto cristiani, ma proprio perché siamo umani, cioè esseri relazionali.
Il bisogno di avere un legame: “ ….ricevete Spirito Santo”
A tal riguardo credo sia utile riflettere sul contesto in cui troviamo per la prima volta nei vangeli lo Spirito Santo associato alla predicazione di Gesù: il Suo battesimo.
In quel momento il Padre con forza e chiarezza dice a tutti che Gesù è il modello di riferimento! Questo vuol dire che ogni evento della nostra vita e della storia, ogni riflessione e scelta, sia personale che comunitaria, va posta a discernimento e realizzata in armonia con le parole e le azioni di Gesù. Lo stesso concetto, espresso in chiave puramente umana-psicologica, lo troviamo nel bisogno esistenziale di creare legami e quindi di mettersi al servizio di qualcosa o qualcuno ritenuto fondamentale.

Non tutti si legano al bene dell’uomo e della natura ma chiunque sceglie di custodire il creato e le sue creature, rischiando in prima persona (non solo in termini economici ma soprattutto rimettendoci stima e reputazione), ripercorre la vita di Gesù. Ed è di queste persone che nelle Beatitudini si parla per indicare chi entra nel Regno del Padre.
Questa mia riflessione si conclude ricordando un ultimo evento: dopo la Resurrezione, Gesù compare ai suoi e dona Spirito Santo. Nel testo originario manca l’articolo “lo”, che invece troviamo facilmente nelle nostre traduzioni, probabilmente per una questione linguistica. Questa mancanza sta ad indicare una quantità indeterminata, quindi una maggiore ampiezza del dono, e ha un profondo significato teologico che richiama il grande rispetto di Dio per la nostra umanità.
Lui si dona completamente a noi non secondo una misura prestabilita, uguale per tutti, ma secondo quanto ognuno è in grado di accogliere, cioè in base al progressivo cammino di conoscenza della Sua Persona e superamento dei propri egocentrismi.
Come popolo in cammino non c’è da sentirsi quindi inferiori o superiori a nessun fratello; non dobbiamo cadere nella tentazione di pensare che c’è chi è più fortunato di un altro nella fede e nei carismi: Dio non fa preferenze! Allo stesso tempo è importante stare attenti a non pretendere che si cammini tutti con lo stesso passo, altrimenti ci strattoneremo a vicenda e perderemo l’entusiasmo.
Dobbiamo invece far nostre le parole di Paolo quando afferma che “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Romani 8,26).
Con questa certezza incrollabile auguro a tutti noi una rinnovata Pentecoste!
Nata a Napoli nel 1973 si è laureata in Psicologia presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma nel1997. Si è specializzata in Psicologia Clinica e Psicoterapia presso la stessa Università nel 2002 e nello stesso anno ha conseguito il titolo come Analista Transazionale presso l’IRPIR di Roma. Collabora dal 2005 per la formazione dei seminaristi in Campania e ha ottenuto il Master in Psicoterapia Vocazionale presso l’Università Pontificia Lateranense di Roma nel 2008. Attualmente lavora a Lugano come psicoterapeuta presso il Centro Luvini.