Gratitudine e Paternità. Dante Balbo, psicologo e diacono di Lugano, condivide su Cantieri Cristiani alcune riflessioni prendendo spunto dal brano “Io ti rendo grazie (ti chiamo Abbà)” – (guarda il video).
“…avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!” (Rm. 8, 15)
Un nuovo canto è sbocciato nei Cantieri Cristiani, i cui elementi essenziali sono la gratitudine e la paternità.
La gratitudine non è un dovere, come si diceva a noi bambini quando ci regalavano le caramelle o un gelato, “Ringrazia la zia Augusta”! così che noi da bravi dicevamo “Grazie” o timidi, o annoiati. Nasce con noi, perché fin da subito dipendiamo da qualcuno, per il latte, per il caldo, per la protezione, per la relazione, così importante che se non l’abbiamo possiamo deteriorarci fino a morire.
La gratitudine è la risposta naturale, immediata e strettamente legata alla qualità del rapporto che ci viene offerto.
Il contrario della gratitudine non è l’ingratitudine, non riconoscere quello che ci viene donato, ma l’invidia: non solo siamo arrabbiati per quello che non abbiamo, ma siccome non lo abbiamo noi, non lo deve avere nessuno. Da bambini forse non ha apparenti gravi conseguenze, se non che rende difficile ai nostri genitori o ai fratelli riconoscerci come persone convenienti da frequentare, ma da grandi può diventare mortale, come spesso accade negli omicidi passionali.
Nessuno di noi è estraneo a questi due poli costitutivi del nostro essere psichico, perché non esistono genitori perfetti, solo genitori più o meno feriti dalla vita. Come fare per coltivare quella attitudine che ci rende amabili e grati per tutto quello che riceviamo?
Cosa ci dicono le Sacre Scritture?
La Bibbia ci insegna Gratitudine e Paternità con linguaggio semplice e diretto.
Fin dal seno materno tu mi hai amato, conosciuto, fatto come un prodigio, dice un salmo, o Dio stesso ad un profeta.
La memoria della verità di noi, voluti, creati e amati prima da qualcun Altro e da Lui accolti e sostenuti sempre, è il modo per coltivare la gratitudine, nel terreno fertile della consapevolezza umile. L’umiltà infatti non è la negazione di sé ma semplicemente la comprensione di ciò di cui siamo fatti, in particolare che non ci siamo fatti da noi.
Tutto il percorso terapeutico, nella storia unica e particolare di ciascuno, è compiuto ed efficace quando scopriamo con onestà da dove veniamo, che portiamo un’eredità con cui fare i conti.
Paternità non ha a che fare con il maschile, se non nel fatto che siamo eredi di una legge e il padre è il portatore della legge, non nel senso delle norme, che sono conseguenze, ma della struttura di cui siamo fatti, della legge come legge di natura. Dio è padre e madre; nel canto viene infatti chiamato Abbà: il termine confidenziale e affettuoso che i figli di Israele usavano con i loro padri, quello che Gesù, scandalizzando i suoi contemporanei, usava per parlare con il Dio altissimo e nascosto.
Fin qui l’origine della gratitudine come esperienza psichica, ma ciò che si legge nel Vangelo – nel giorno di Pasqua in particolare – proietta questa esperienza ben oltre. La gratitudine non è solo riconoscimento della meraviglia che siamo e di quanta sovrabbondanza di meraviglie ci circonda, ma come un fiume di acqua viva ci proietta nella vita nuova. Grati significa capaci di svuotarci e così è la Grazia a riempirci, a trasformarci, ad imprimerci un movimento proteso all’Infinito.
Da qui sboccia la gratitudine esultante che si muove in un impeto di tenerezza e stupore per un Dio che ci ama tanto da farsi Papà di creature fragili quali siamo, eppure questa umanità ha voluto alla sua destra nel corpo di Gesù risorto.
Queste due strade, psicoanalitica e evangelica non sono divergenti, perché l’esperienza della gratitudine in terapia finisce per riconoscere che c’è una pienezza che non ci appartiene, ma se la accogliamo ci trasforma e ci apre ad una vita nuova.
Dante Balbo nasce a Vigevano sulle rive del Ticino, nel 1959. frequenta le scuole dell’obbligo in un istituto per ciechi dove apprende qualche rudimento musicale. Dopo il liceo classico si laurea in psicologia e si specializza in Analisi Immaginativa. Viene ordinato diacono nel 1998 e dal 1994 è responsabile del Servizio sociale di Caritas Ticino. È attivo nel Rinnovamento nello Spirito Santo dal 1977.