Il pensiero circolare e il segreto della cura. Dante Balbo, psicologo e diacono di Lugano, condivide su Cantieri Cristiani alcuni pensieri in occasione della pubblicazione del nuovo brano “Emmaus 2020” (ascoltalo guardando il video).
Li incontriamo quasi sempre i pazienti ripiegati su sé stessi, disillusi, con un dolore in petto che trascina in cerchio i loro pensieri.
Al centro il loro fallimento, con la rassegnazione nel volto e nella voce.
“Sa, dottore, vengo da lei perché mi hanno detto che non ci sono speranze: se non mi faccio curare finisco come lo zio, in manicomio.”
Hanno provato tutto, sanno tutto, hanno paura di farsi male, perciò hanno già deciso che tanto anche questa volta andrà come le altre. Dentro hanno una ferita profonda, perché una volta ci hanno creduto, pensavano di cambiare, che avrebbero potuto conquistare il mondo e adesso sono stanchi e l’unica cosa che hanno in mente è tornare a casa, nascondersi e dimenticare.
Noi siamo quelli che si affiancano, senza pretese di convincerli, solo domandando loro di raccontarci cosa è successo. “Lei non può capire, è il solo che non sa cosa è successo: tutti gli altri mi hanno detto che avevo questo, avevo quello, sapevano tutto, prima ancora che parlassi, ma poi mi hanno lasciato da solo.”
Ci vuole pazienza per accostarsi ad un paziente che si aspetta che dopo qualche frase il terapeuta gli dica cosa deve fare, magari anche prescrivergli qualche pillola per calmare quell’ansia che lo prende al risveglio, di dover camminare tutto il giorno verso il niente.
Prima o poi però bisogna dirglielo che la sua vita era nascosta nella storia e può sbocciare solo se in questa storia trova i segni che lo hanno portato fin qui, ritrova le promesse che superano i fallimenti, la possibilità di guardare al dolore come qualcosa che non schiaccia ma fa crescere, che non è fatto per camminare da solo, che la sua vita è un disegno più straordinario di quanto immaginasse, solo se la guarda con gli occhi di uno che gli vuole bene.
Pian piano lo sentiamo: non osa dirlo, ma il suo cuore comincia a battere più forte, prova ad uscire dai suoi pensieri arrotolati e sempre uguali e come un cucciolo mette fuori il muso dalla tana, voltandosi spesso a guardare la madre, ma con il desiderio di esplorare il mondo al di là della sua malattia.
È questo il momento in cui bisogna accennare ad andare oltre, perché possa chiamarci e domandarci come farà quando tornerà la sera, l’ombra che ghermisce, che ributta nel baratro.
Allora è il momento di cenare con lui, di spezzare il pane dell’amicizia, con gesti semplici, che in una terapia sono le parole dell’augurio, della rassicurazione, della vicinanza discreta, senza superare i limiti delle proprie posizioni, ma accogliendo l’altro come persona nuova di cui ci fidiamo, magari più di quanto lui stesso si fidi di sé.
Possiamo scomparire, perché sappiamo che se il cammino è stato buono, non saremo dimenticati, anzi, come molti hanno constatato, quello che succede dopo una terapia è molto di più di quello che è accaduto nel tempo della cura.
Strano come quello che noi abbiamo imparato e compreso dopo 150 anni di sviluppo della psicologia e psicoterapia in realtà è racchiuso in un viaggio di “circa undici chilometri” (Lc 24,13-35) avvenuto un paio di migliaia di anni fa. Ma lo psicoterapeuta di allora non aveva studiato, aveva per primo attraversato quella storia umana che dal fallimento conduce alla vittoria, dalla morte alla vita, dalla solitudine alla comunità, perché è pur vero che di solito un paziente che ritorna a vivere fuori dal circolo obbligato dei suoi pensieri ricorrenti è anche un uomo o una donna che riscopre il suo appartenere ad una comunione più vasta, in cui può essere protagonista di una Buona Notizia, di una inaudita speranza.
Dante Balbo nasce a Vigevano sulle rive del Ticino, nel 1959. frequenta le scuole dell’obbligo in un istituto per ciechi dove apprende qualche rudimento musicale. Dopo il liceo classico si laurea in psicologia e si specializza in Analisi Immaginativa. Viene ordinato diacono nel 1998 e dal 1994 è responsabile del Servizio sociale di Caritas Ticino. È attivo nel Rinnovamento nello Spirito Santo dal 1977.