In questo articolo, il Pastore Salvatore D’Angella, condivide su Cantieri Cristiani il valore della gratitudine che emerge dalle Sacre Scritture e che è al centro del brano “Io ti rendo grazie (ti chiamo Abbà)” (guarda il video).
“Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti” (Fil 4,6-7)
Possiedo l’atteggiamento della gratitudine?
Dieci lebbrosi furono miracolosamente guariti da Gesù, ma soltanto uno ebbe l’atteggiamento della gratitudine (Luca 17,12-19). Da cristiani abbiamo sempre un motivo per ringraziare Dio ed essergli riconoscenti per il dono della salvezza. Quando manchiamo di gratitudine verso gli altri, siamo di fatto disconnessi dalla fonte della grazia che è Cristo Gesù.
Nella misura in cui siamo grati a Dio in una relazione verticale, possiamo estendere la gratitudine al nostro prossimo in una relazione orizzontale. Guardando al sacrificio estremo di Cristo, sulla croce, non occorre cercare altri motivi per cui essere grati: ha dato tutto. Questo è il carburante inesauribile per il nostro rendimento di grazie.
Quando ogni cosa fallisce, il ringraziamento dovrebbe prevalere, ma purtroppo la più grave mancanza della nostra vita è proprio l’ingratitudine.
Il sacrificio che Dio richiede è il ringraziamento (Salmo 50,14-15).
Il ringraziamento precede sempre le risposte che noi chiediamo. Ma è così importante ringraziare Dio per ogni cosa, anche quando non ci sentiamo di farlo o quando le circostanze non lo favoriscono?
La Parola di Dio così ci esorta: “In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:18). I sentimenti e le circostanze non dovrebbero dunque alterare la nostra gratitudine. Il ringraziamento è sempre la volontà di Dio verso di noi. Quando ringraziamo stiamo imponendo la verità e la volontà di Dio sopra la realtà delle circostanze terrene. Dovremmo fare spesso l’inventario della nostra vita e farci personalmente questa domanda: possiedo un cuore riconoscente?
Ma il vero ringraziamento non è completo finché non è espresso in forma verbale. Molto spesso usiamo parole che sono sconvenienti e deleterie, che imbrigliano la nostra vita piuttosto che “abbondare nel ringraziamento”. La Bibbia non ci insegna ad essere grati saltuariamente o quando sentiamo di farlo. Non è coerente l’essere meteoropatici cristiani del ” bel tempo”. L’obiettivo verso cui tendere è quello di “benedire il Signore in ogni tempo” (Sal 34,1), quando cioè mi sento e quando non mi sento. Praticando il ringraziamento vedremo cambiare il nostro stato d’animo e questo si riverbererà anche a livello spirituale, ponendoci realmente nella condizione di “rendere continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Efesini 5,20).
Molte persone bisognose di guarigione interiore verrebbero completamente liberate se fosse espressa di più la gratitudine verso Dio, specialmente da afflizioni di natura spirituale quali paure, ansietà, pesi e alcune forme di depressione. La domanda che dovremmo porci è dunque la seguente: dove abito? Perché Dio abita fra le Lodi del suo popolo (Salmo 22,4).
In quale via risiedi? Via del brontolo? Via delle lamentazioni o in Via del ringraziamento? Se sei un cristiano, devi aver fatto un passaggio di residenza. La tua cittadinanza è nei cieli, quindi dovresti anche avere un linguaggio celeste. Se sei irritato sotto i colpi della critica, fai una preghiera per chi ti critica, poi volgi lo sguardo al Signore e ringrazialo. Lo spirito di lode farà rivivere il tuo cuore amareggiato, che sarà sostituito dalla sua grazia. La preghiera, insieme al ringraziamento, sono le due ali della potenza spirituale. La chiave consiste nel perseverare vegliando con ringraziamento. (Col 4,2). Vegliare significa essere svegli e attenti a questa pratica.
Si racconta che un giorno si confrontarono due angeli. Uno era l’angelo delle richieste e altro era l’angelo della gratitudine. Ognuno aveva il suo paniere, ma il primo aveva sempre il paniere stracolmo di richieste, mentre l’altro era sempre quasi vuoto. Questo denota che il ringraziamento non fa peso nel paniere di tanti cristiani, per questo essi sono molto appesantiti dalle sollecitudini e dai pesi della vita; senza il ringraziamento la preghiera non è completa.
L’apostolo Paolo scrive a Filippesi:
“Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.” (Fil 4,6-7).
La preghiera ha bisogno dell’accompagnamento del ringraziamento. Come un bambino ha bisogno di essere accompagnato nel suo cammino, fino alla maturità, così il ringraziamento è il pedagogo della preghiera. Come l’accompagnamento nel disegno musicale è spesso basato su accordi che fungono da sostegno armonico delle melodie, così il ringraziamento e ciò che accorda e sostiene la preghiera.
La gratitudine, quando praticata, è una dolce melodia che porta pace al nostro cuore. Come molti brani musicali raggiungono il loro effetto grazie all’accompagnamento, così la gratitudine ha un grande effetto nella dimensione spirituale. Ricordati quindi, nelle tue giornate e nel tuo quotidiano, di accompagnare sempre le tue preghiere con il ringraziamento, non soltanto per le grandi cose, ma anche per le piccole.
Salvatore D’Angella nasce a Napoli nel 1976. Dopo la sua conversione a Gesù Cristo avvenuta nel 2001 al confine con la Svizzera, ha provato la sua chiamata con una formazione biblica di oltre 7 anni alla Shepherd International University, diplomandosi nel 2015 e ordinato al ministero pastorale nel novembre 2017 presso il Centro Evangelico Patmos a Caslano, nel luganese (CH).